AGGRESSIVITA’, RAZIONALITA’, DOGMA

L’uomo, come molti altri primati, è dotato di aggressività intraspecifica, che spesso agisce nei nostri attacchi di collera. L’uomo, tuttavia, forse unico fra gli animali, è dotato di razionalità, cioè di capacità di valutare i pro e i contro di una scelta. La nostra aggressività mescolata con la razionalità porta verso il crimine. L’uomo, infine, ha bisogno di certezze assolute, dogmi. La nostra aggressività mescolata ai dogmi porta con sé le guerre di religione. Il dogma, però, è in conflitto parziale con la razionalità, o meglio la mutila, distorcendo la sua valutazione dei pro e dei contro. Dogma e razionalità producono quella che possiamo chiamare “ideologia”. Le grandi tragedie del XX secolo sono state un mettersi insieme di ideologia e aggressività; questa terribile miscela ha agito ad Auschwitz, così come nei Gulag, durante il Grande balzo in avanti cinese, così come in Cambogia con Pol Pot.

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IL RELATIVISMO DECOSTRUITO

Uno degli argomenti più forti, se non addirittura l’argomento più forte a favore del relativismo cognitivo o morale è che molto spesso persone diverse hanno opinioni morali e credenze diverse. Non solo, tali opinioni sembrano adeguatamente giustificate. In realtà quest0 capita, ma molto raramente. E i casi in cui accade sono assai interessanti per la riflessione. Invece la maggior parte delle volte si scopre che l’opinione diversa non poggia su una buona giustificazione, ma solo su un’emozione diversa. Ovvero i due contendenti hanno opinioni diverse perché hanno emozioni diverse e non perché hanno buone giustificazioni diverse. Ad esempio Gigi afferma che Carlo è un filibustiere, mentre Marina sostiene che è una brava persona. Poi se chiedi loro perché scopri che Carlo ha aiutato Marina e danneggiato Gigi. In altre parole sia Gigi che Marina, per giudicare Carlo, non hanno messo in campo i loro argomenti, ma i loro interessi!

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I MITI SULLA CRISI ECONOMICA

Circolano parecchi miti sulla crisi economica italiana. In primo luogo la crisi italiana non è mondiale, ma, appunto solo di alcuni paesi, soprattutto di quelli più sviluppati. L’economia mondiale, anche se un po’ più lentamente, cresce comunque al 4%. Inoltre fra i paesi sviluppati l’Italia è il peggiore di tutti. Negli ultimi dieci anni è cresciuto meno di quasi tutti i paesi del mondo, per cui le cause della crisi sono specifiche dell’Italia. Diventa quindi errato attribuire le colpe della crisi al Nord Europa e in particolare alla Germania, come spesso si fa. Certo la politica anti-inflattiva imposta dalla Germani alla BCE non aiuta, ma non è quella la causa. E’ inoltre poco plausibile dire che la crisi dipende dai mercati finanziari. Certamente la crisi del 2008 è dipesa dall’uso selvaggio dei derivati che avevano impacchettato grandi quantità di mutui insolventi, ma quella è stata la causa occasionale. La libera circolazione dei capitali è un’occasione di produrre ricchezza e non un limite. Essa fa sì che paesi come la Cina crescono ancora del 7-8%. Il problema dei mercati finanziari è un altro. Il potere è distribuito in poche mani e questo oltre che iniquo, è anche molto pericoloso. Le ragioni della nostra crisi stanno da un’altra parte.

In primo luogo l’Italia non ha investito in conoscenza, per cui tutti i prodotti ad alto contenuto tecnologico si fanno altrove. In secondo,luogo, nella manifattura i cinesi fanno le stesse cose che facciamo noi a prezzi molto più contenuti e quindi ci hanno portato via una fetta enorme del mercato, soprattutto quello di qualità media. Restiamo concorrenziali solo per i prodotti di design. In terzo luogo in passato abbiamo viziato l’impresa italiana con lira debole e fiumi di denaro pubblico nelle tasche degli italiani, che sostenevano la domanda. Adesso questo, per fortuna, non si può più fare. Inoltre il nostro debito non ci consente di fare ulteriori spese. In quarto luogo l’impresa italiana è troppo spezzettata per affrontare le sfide internazionali della concorrenza. In quinto luogo l’italiano è sì creativo e impegnato, ma non sa lavorare in squadra e oggi c’è molto bisogno di coordinamento, e quindi questo ci penalizza. Non ultimo ci manca il senso di responsabilità, per cui i corifei che attribuiscono la crisi ad altri in Italia hanno grande successo. La crisi si affronta innanzitutto prendono noi il destino nelle nostre mani e non dando la colpa agli altri.

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RIDUZIONISMO

Innanzitutto poniamo una differenza fra il mondo dei concetti, chiamiamolo epistemico e quello degli oggetti, chiamiamolo ontico. Poi va distinto l’eliminazionismo, il riduzionismo e la sopravvenienza. Faccio un esempio: il flogisto è stato eliminato come ente dalla scienza, mentre per Boltzmann la temperatura non è stata eliminata, ma ridotta al moto molecolare. Cioè temperatura e moto molecolare sono la stessa cosa. Infine la liquidità dell’acqua a temperatura ambiente, cioè il fatto che essa oppone resistenza 0 alle forze di taglio, è una proprietà sopravveniente rispetto alla struttura chimico-fisica dell’acqua, cioè è una proprietà nuova, non riducibile, ma del tutto determinata. Quindi ci saranno almeno tre tipi diversi di riduzionismo  epistemico e due ontico.

A questo punto ti propongo delle ragionevoli definizioni filosofiche:

 

Se i concetti di una teoria T1 sono equivalenti logicamente, cioè è possibile costruire delle formule del tipo sse, ad alcuni della teoria T2, allora si dice che la teoria T1 è E-ridotta identicamente alla teoria T2.

 

Se i concetti di una teoria T1 sono deducibili logicamente, cioè è possibile costruire delle formule del tipo se…allora.., ad alcuni della teoria T2, allora si dice che la teoria T1 è E-ridotta con sopravvenienza alla teoria T2.

 

Se la teoria T2 spiega tutto quello che spiega T1 e in più altre cose, non utilizza alcun concetto di T1 e non sussiste relazione logica con T1, allora T2 E-riduce eliminativamente T1.

 

Quello che però a noi interessa è il riduzionismo ontico.

 

Se l’insieme di oggetti o contiene tutti gli individui necessari a comporre l’insieme degli oggetti O without gap and without overlap e le proprietà e le relazioni che vigono fra gli O sono equivalenti ad alcune di quelle che vigono fra gli o, allora O si O-riduce identicamente a o.

 

Se l’insieme di oggetti o contiene tutti gli individui necessari a comporre l’insieme degli oggetti O without gap and without overlap e le proprietà e le relazioni che vigono fra gli O sono determinate da quelle di quelle che vigono fra gli o, allora O si O-riduce con sopravvenienza a o.

 

Ovviamente ci sono molte altre sottigliezze, ma roba da filosofi segaioli. Quando lavori da fisico questi 5 concetti non dovresti mai confonderli.

 

E’ chiaro che le scienze ci forniscono informazioni solo sugli E-riduzionismi. Come facciamo allora ad avere informazioni sugli O-riduzionismi? Semplice usiamo quella che i filosofi chiamano Inference to the Best explanantion.

 

Se la teoria T1 è la migliore che abbiamo per gli oggetti O e T2 la migliore che abbiamo per gli oggetti o, e T1 è E-riducibile identicamente (con sopravvenienza) a T2, allora abbiamo buone ragioni per ritenere che O si O-riduce identicamente (con sopravvenineza) a o. Se invece T2 E-riduece eliminativamente T1, allora semplicemente abbiamo buone ragioni per ritenere che gli oggetti O non esistono.

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PER MARISA

Is Nondistributivity for Microsystems Empisically Founded.

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PER EVANDRO AGAZZI

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PER IL PROF. ENZO DI NUOSCIO

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ZUCKERBERG UNA LEZIONE PER NOI ITALIANI

Ieri sera ho visto in televisione The social network, che racconta, in modo credo abbastanza fedele, la nascita di facebook e la controversia giudiziaria che ne è scaturita. Fedele perché Zuckerberg ne esce molto male e che io sappia egli non ha chiesto danni di immagine agli autori del film e del libro da cui è tratto. Mark è un ragazzo geniale, arrogante e senza scrupoli. Del film però mi hanno colpito alcune cose. Non si tratta certo di un capolavoro, ma fa riflettere sulla nostra crisi economica. A un certo punto il Rettore di Harvard, interpellato dai due fratelli che sostengono che Mark ha rubato loro l’idea di facebook, dice, “Ragazzi smettetela di occuparvi di questa vecchia idea che è stata sviluppata da altri e provatene una nuova. I laureati di Harvard NON CERCANO UN LAVORO; MA CREANO LAVORO!” Ecco a noi manca questa mentalità.

Facebook dopo poche settimane ha migliaia di utenti e Mark riesce a ottenere un investimento sul progetto di ben 500.000 dollari, anche se non ha fatto neanche un dollaro di profitto, né è chiaro come FB può produrre utili. In un mondo che guarda al futuro si investe in idee buone, cosa che qua da noi non accade mai.

Mark è antipatico e scorretto, però a un certo punto del processo dice: “Nessuno qua dentro avrebbe l’intelligenza e la creatività per creare una cosa come FB.” E questo è un valore. Noi siamo troppo poco attenti ai risultati del lavoro delle persone.

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Corso di laurea magistrale di Filosofia a Urbino.

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ERA MEGLIO LA CRISI DI GOVERNO?

Siamo andati a votare con una legge che aveva buone probabilità di non creare una maggioranza chiara, cosa che è effettivamente accaduta. Il PD aveva una lieve maggioranza alla Camera, ma non al Senato. Ha provato ad allearsi con i grillini, ma è stato impossibile. A questo punto o si andava di nuovo alle elezioni sempre con la stessa legge, oppure si faceva il governo con Berlusconi. Si è scelta la seconda alternativa, che in effetti è sembrata più ragionevole, se si voleva evitare una crisi economica ancora peggiore di quella che già c’è. La cassazione ha giustamente anticipato la sentenza per evitare la prescrizione. Il PDL, che è come è noto un partito di avanzi di galera, ha gridato allo scandalo. Ricordiamoci che comunque più di un quarto degli italiani si identifica in quella linea politica. Berlusconi ha chiesto la sospensione dei lavori della Camera per tre giorni in segno di protesta contro la decisione della Cassazione, oppure la crisi. Chi avrebbe scelto la crisi, mandando il paese alle ortiche alzi la mano. Perché costui non è tanto intelligente, oppure è un irresponsabile. Il PD andando in trattativa ha ottenuto che la sospensione si riducesse a un giorno. Poi arrivano gli avvoltoi di SEL e Grillo e anche dentro il PD a monetizzare il dissenso degli irresponsabili. Certo che è orrendo proptestare contro la Cassazione, ma era meglio la crisi e le elezioni senza un’adeguata legge elettorale?

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THE LEGITIMACY OF CHARISMATIC POWER

There are various theories about the notion of power. It seems to me that the most interesting notion is the following: the capacity of an individual of influencing the behaviour of other people without physical or legal coercion instruments. In modern democracies this is the most important characteristic of power. In this sense we can say that A has power on B. Indeed the power of A on B is based on A capacity of manipulating B emotions.  In general B does not have advantages from the actions imposed to him by A. On the contrary in general A has advantages from the actions he imposes to B. This notion is probably near what Max Weber calls “charismatic power”. Often this kind of power is based either on the moral convictions of B or on the attractiveness of A. The question is: is this kind of power morally acceptable?

There are at least seven possibilities: the coercion of A on B brings:

1. advantages both to A and B.

2. disadvantages both to A and B.

3. Indifference both to A and B.

4. Advantages to A and disadvantages to B.

5. Advantages to B and disadvantages to A.

6. Advantages to A and indifference to B.

7. Advantages to B and indifference to A.

 

Since the exertion of this kind of power involves necessarily a manipulation, all situations in which there are either disadvantages or indifference for B are not acceptable. So only cases 1., 5., 7. could be considered. Marxist politic is based on the legitimacy of these three kinds of manipulations. Perhaps we can accept them, but it is almost impossible that who have power in our sense does not use it as well in more useful for himself  ways.

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POLITE MATHEMATICAL FUNCTIONS

I am not a historian of mathematics, but reading Penrose’s book The road to reality I understood a conceptual point that deserves attention. At the beginning of nineteenth century Fourier proved that an infinite sum ( a series) of harmonic functions could give rise to a non continuous periodic function, that is to a square wave. Here you can see practically how this works. Surely this was not sufficient to cause the passage from an algebraic representation of the notion of function to an insiemistic one. Penrose speaks of a well-educated function. In nineteen mathematics well-educated function were polinomial and harmonic functions. Now a function is a set of couples from a domain to a range with the constrain that not two members of the range could be associated to the same memeber of the domain. It seems that the proof that infinite sums of well-eductaed functions in the old sense result in a non well-educated function, opened the way to an enlargemet of the concept of politeness of functions.

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CARLO ROVELLI’S PERSPECTIVE ON QUANTUM MECHANICS

In this paper Carlo Rovelli proposes a very interesting perspective on the foundations of contemporary physics. In Shannon’s terms information is the decreasing of possible composite states of two interacting systems. According to Rovelli the texture of the world is information in this non-subjectivistic terms. But it is important to emphasize that information is not the interaction between the two systems, but passage from the situation in which they do not interact to the actual interaction. For instance let us consider a system O that could have the two states o1 an o2. And another system S, which could have a1 and a2. Let us assume that a1 and a2 as well as o1 and o2 are equiprobable. The interaction brings with that if O is in o1 then S must be in a1 and if O is in o2 then S must be in a2. This connection is 1 bit of information. In general in normal communication situations we have good electromagnetic laws, which explain this connection, so that information is only an epiphenomenon with respect to a physical process. On the contrary in quantum mechanics we have not a good explanation of the meausrement process (pace decoherence), so that information becomes the central pillar of the explanation. I am not sure that information used in this way is a good physical concept. In fact the introduction of information in these terms reduces to the use of an essentially modal concept in physics, a sort of potentiality in Heisenberg’s sense. It is not forbidden to introduce modalities in our naturalistic frameworks, but they must be terms of a clear lawlike representation. For instance the electrical field E is a disposition, but it is a term of Maxwell’s equation as well. On the contrary the so introduced concept of information seems an ontological ad hoc hypothesis. In spite of my criticism Rovelli’s work in the foundation of physics is one of the mostinteresting in the international debate.

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PER ANNALISA

Corrainannalisa

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HUMANISTIC DEPARTMENTS

I was educated in a family where natural sciences were a fundamental value, so that when I had the intention to abandon the study of chemistry of biological molecules, of which I was very fond during the years of my secondary school, in order to begin the graduate studies in philosophy, my parents disagree altogether with my choice. Anyway during my graduate studies I continue to learn natural sciences and mathematics, but with the feeling that there is a different kind of knowledge, more essential then the naturalistic one. When I was preparing my admission to the PhD program, I was strongly impressed by Wundt’s statement that natural sciences are based on models, whereas psychology attempts a direct knowledge of phenomena. Many years along I pursued the attempt of a sort of science of direct experience, studying Mach, Brentano, Husserl and other authors of the phenomenological movement. After almost ten years I understood that such a program is impossible. I was impressed by a statement of Evandro Agazzi, who during a conference told that for two thousands years mankind attempts without achievements to build a first science of the being and only with the scientific revolution and the natural science based on models we began to understand the world around us. So I undertake an investigation more top down, that is an analysis of scientific concepts through a comparison with the structures of experience. Even this humbler program is failed. Structures of experience must be investigated through psychology and not through philosophy, as I believed. Now I have understood that philosophy comes after a deep and detailed learning of empirical sciences, both natural, and human ones.

During this slow and tiring evolution I spent almost all my work time in humanistic departments. At the end of the story I understood the deep confusion, hypocrisy and misunderstandings which governs these institution in Italy. Now I work in a naturalistic oriented department and I have found a very good enviroment for my investigation. Here I found people that respect spontaneusly Cato’s celebrated words: rem tene, verba sequentur. On the contrary in humanistic departments these wise dictum is almost always disregarded.

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LA DECIMA PARATA PAR TOT

Ieri ho partecipato alla decima edizione della Parata Par tòt, promossa dall’associazione Oltre…, presieduta da Lydia Buchner, che la accudisce con spirito illuminato da circa 15 anni. Da molti anni sono vice-presidente dell’associazione, ma più come voce fuori campo ai Direttivi che come concreto operatore. L?associazione si basa sul lavoro congiunto di volontari di diverse generazioni che hanno espresso un modo di vivere la città più partecipato, meno artificiale, poliedrico e artistico. Le nostre iniziative sono caratterizzate da un forte spirito di inclusione, espresso anche dall’ampia rete internazionale in cui siamo inseriti, e dal riconoscimento di pubblico – anche quest’anno decine di migliaia di partecipanti all’evento – e delle istituzioni. Lo stesso Sindaco ha scritto quest’anno una splendida lettera all’associazione, per complimentarsi con noi. Per vedere un parere in controtendenza leggi qui.

La parata par tòt questa volta si è spostata dal Centro al Pilastro. Di fatto è durata una settimana, da domenica 9 giugno a ieri 15 giugno. Domenica scorsa nel parco Pasolini ho vissuto un momento di commozione. Uno accanto all’altro, padiglioni allestiti in stili diversi, magrebini, eritrei, rom e italiani, soprattutto bambini, esprimevano la loro voglia di stare assieme ed esprimere se stessi. Ha piovuto più volte, anche in modo torrenziale, ciò malgrado, il parco, a ogni schiarita si ripopolava ancor più affollato.

Ieri invece per le strade difficili del Pilastro, normalmente caratterizzate dai rapporti di onore e di sopraffazione delle piccole combriccole locali, si è visto qualcosa di diverso e simile. Simile nel voler preservare i rapporti umani forti, diverso, nel volersi aprire ed essere solidali. Zingari pancioni guardavano stupiti, mentre i ragazzi si esibivano con i trampoli e le percussioni, con le danze e i travestimenti.

Il clima sereno, apprezzato anche dal mitico Oscar della Fattoria, che citava con le lacrime agli occhi la gioia di vivere del poeta rivoluzionario Majakowskji, è stato funestato dalla forte presenza dei venditori abusivi di bibite. Purtroppo la sete era tanta e molti ragazzi, come spesso fanno, hanno bevuto più del necessario. Piccoli episodi di trasandatezza sono inevitabili in un evento così grande. Mi ha colpito particolarmente quando un gruppo di dj ha suonato musica tecno a tutto volume, violando gli accordi che avevano preso con l’organizzazione, così che circa un centinaio di ragazzi letteralmente frastornati, si sono messi a ballare come robot telecomandati. E quando noi dell’organizzazione abbiamo provato a chiedere il cessate la musica non dal vivo, abbiamo rischiato il linciaggio. Abbiamo impiegato quasi un’ora per farli smettere.

Forse eventi più piccoli, più prolungati nel tempo, animati dallo stesso spirito, potrebbero essere ancora più efficaci ed evitare certi comportamenti conformistici e fuori dallo spirito Oltre…

Grazie a Lydia Buchner, Annalisa Bonvicini, Anna Chisena, Daniela Monaco, Paolo Patruno, Francesco Volta, Amilcare, Marianna, Giuseppe Lentini, Iris, Alessandra Paganelli, e tantissimi altri che ora mi sono dimenticato. Grazie a tutti (tòt).

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KOMUNIST E LIBERAL

Immaginiamo una città dove vivono 100 persone. 11 hanno 10 e le altre 90 hanno 1, per cui la ricchezza totale sarebbe 200, ma è divisa in modo estremamente iniquo, poiché i 10 detengono il monopolio della produzione della ricchezza. Arriva il profeta Komunist, il quale dice: “Bisognerebbe che un gruppetto prendesse il potere e distribuisse la ricchezza in modo equo.” Gli risponde il profeta Liberal, il quale dice: “No bisognerebbe sbloccare il monopolio dei 10, in modo da favorire la libera iniziativa.” Jahve si è stufato di queste polemiche e non essendo onnisciente, decide di fare un esperimento. Costruisce un’altra città identica e poi in una delle due segue la ricetta di Komunist e nell’altra quella di Liberal. Quale è il risultato? Nella città di Komunist accade che la ricchezza globale diminuisce, poiché né i 90 poveri né i 10 ricchi hanno più particolare interesse a darsi da fare. Diciamo che scende da 200 a 100. Come viene distribuita? I nuovi burocrati, per quanto più equi dei monopolisti precedenti, sono come uomini, per cui si prendono 4 a testa e distribuiscono i 60 restanti in modo equo, cioè 0,66 a testa. Nel paese di Liberal che cosa succede? La ricchezza totale aumenta, perché in più si danno da fare. Diciamo 300. Come viene distribuita? Ci sono sempre 10 che hanno molto, addirittura 12, ma gli altri 90 invece di avere 1 a testa ora hanno 2 a testa. In quale città vorreste vivere? Quella di Komunist o quella di Liberal?

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THE WORSE ARE BUDGET’S CUTS, NOT REFORMS

In this interesting report of UE on education’s expenditure in European Countries, it is possible to see Italy’svery bad  behavior. Our country is dealing the crisis by decreasing education’s budget (see in particular p. 25). This strategy is mistaken, since, how it results from the annual statistical report realized by ISTAT (see in particular p. 7),  companies with a high level education CEO are more able to address  recession.

These budget’s cuts to education, accomplished above all by Berlusconi’s ministry Tremonti, must not be confused with reforms proposed by Education’s ministry Gelmini. The last ones has been not so relevant for our education system. Indeed their main aim was to hide budget’s cuts behind a political screen.

In particular in one point, according to me, Gelmini’s reform of hierarchical structure in University has been an improvement. In Italy all academic positions of coordination, as chancellor and dean, are elective. Moreover the financial administration of public universities depends above all on professors. On one side, this situation has a remarkable value, since teachers and researchers are responsible of the governance of their institutions and they are not simple employees. Moreover our governance is strongly democratic. On the other side, this formula has two big shortfalls: 1. Deans and chancellor are not able to propose and to promote a coherent policy, because they are often dependent on a myriad of particular interests of people who elected them; 2. professor’s financial administration favored a general policy in which most part of money was used to create jobs, and not to improve the quality of research and didactic. According to the new reform, a professor could be elected chancellor only once, and rest in charge during six years; so he can realize actually his policy, without too many compromises. Someone have spoken of an excessive power of chancellor; but one has to remind that they are elected by all workers of the university. Moreover the chancellor has a strong control on the new financial council of the university. And the last one involves not only people from the university, but a significant number of external members, which not necessarily have the majority.

It seems to me that this reform improved our democratic and autonomous education’s system, without transforming excessively its nature.

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COMPLAINING AND WORKING

I don’t like very much  Zygmunt Bauman’ sociology. He writes in a very suggestive way, but his statements are not supported by adequate arguments. Nonetheless once he used an efficacious metaphor: that of a camping. He told that much  contemporary people considers the social reality as a sort of camping, that is a place where you can find services, with respect to which you can only complain, but not improve them. In fact I observed that with respect to work situations in which we live, there are two kinds of persons: those who complains about what doesn’t work, but  makes almost nothing to improve the set up, and those who doesn’t complain, but works strongly for a better state.

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PHILOSOPHICAL DEFINITIONS

It is very interesting to investigate Aristotle’s method in defining the notion of space. First he list a series of conditions, which he considers they must hold for place. Then he propose a definition and show that it satisfies the conditions. It is absolutely necessary to avoid philosophical definitions, which attempt to catch the essence of something: part, body, forgiving etc. Indeed we cannot assume that there are “forgiving” and we have to describe it. It is also very difficult to propose a philosophical definition out of the blue, following a method similar to Carnap’s explication. So first of all identifying informally the conditions which we want be satisfied by our definition before giving the latter seems a good idea.

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